L'isola dei pirati


"La notte del 20 dicembre 1849 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem, isola selvaggia, di fama sinistra, covo di formidabili pirati, situata nel mare della Malesia, a poche centinaia di miglia dalle coste occidentali del Borneo. Pel cielo, spinte da un vento irresistibile, correvano come cavalli sbrigliati, e mescolandosi confusamente, nere masse di vapori, le quali, di quando in quando, lasciavano cadere sulle cupe foreste dell'isola furiosi acquazzoni; sul mare, pure sollevato dal vento, s'urtavano disordinatamente e s'infrangevano furiosamente enormi ondate, confondendo i loro muggiti cogli scoppi ora brevi e secchi ed ora interminabili delle folgori.
Né dalle capanne allineate in fondo alla baia dell'isola, né sulle fortificazioni che le difendevano, né sui numerosi navigli ancorati al di là delle scogliere, né sotto i boschi, né sulla tumultuosa superficie del mare, si scorgeva alcun lume; chi però, venendo da oriente, avesse guardato in alto, avrebbe scorto sulla cima di un'altissima rupe, tagliata a picco sul mare, brillare due punti luminosi, due finestre vivamente illuminate… " (I pirati di Mompracem, tratto dal Romanzo “Le Tigri di Mompracem” di Emilio Salgari)



La piccola e tranquilla Port Cros, perla naturalistica delle isole Hyeres, avamposto in bocca al Mistral, ricorda proprio un vecchio Covo di pirati…  però quei pirati dei romanzi di un paio di secoli fa, personaggi  come Sandokan, pirata gentiluomo, o scanzonati alla Jack Sparrow, o ancora i protagonisti descritti da Amitav, come in un feuilleton ottocentesco, dove su brigantini e velieri tirati a lucido, affaristi ed avventurieri incrociavano quelle sinistre figure spadroneggianti sui mari; nulla a che vedere con la cruente realtà delle bande armate che imperversano haimè sulle coste più affascinanti e selvagge del nostro pianeta oggigiorno. Insomma un’idea un po’ romantica ed edulcorata, dove le notti si illuminano di torce sulle spiagge e nelle segrete taverne di isole sperdute,  il rhum scorre a fiumi e gli zecchini, insieme a coppe dorate, corone e gioielli si ammassano in bauli di legno dai mille tesori stranieri…





E l’ansa di Port Cros, un po’ nascosta, concentrata in un minuscolo nucleo di casette ammassate su uno sterrato polveroso, con pochissime luci calde e soffuse, un pontile grezzo, senza corrente né acqua, dove non ci sono strade asfaltate né macchine, ma un gran numero di creoli francesi delle colonie caraibiche di un tempo che gestiscono i baretti con tavolini fatti con botti di vecchi liquori, beh a me ricorda proprio quest’atmosfera. Mancano sole le palme al posto dei pini marittimi (eppur bellissimi e dal legno di una fragranza intensa) e qualche pappagallo colorato ed impertinente!

Ma Port Cros non è solo questo. E’ soprattutto natura imponente e prepotente.

Quando il Mistral, furioso vento che nasce nella Valle del Rodano, si riversa sulle coste del Mediterraneo, con raffiche anche di 40 nodi Port Cros non è il posto più adatto. Ma i buoni isolani però quando i soffi non sono troppo violenti, e troppo prolungati tirano fuori dal cappello una grossa chiatta a protezione della spiaggia.  Noi siamo rimasti alle boe (ben sicure) fino ai 25-30 nodi e abbiamo oziato al cullare, a volte un po’ insistente delle onde, per giorni. A scaldarci un sole cocente ed un cielo tersissimo che regala all’imbrunire tra i tramonti più belli del mondo (rossi e viola infuocati). A ridosso della scogliera il suono armonioso delle cicale aiuta a meditare e riflettere.

L’isola è potente dal punto di vista naturalistico sia fuori che sott’acqua. La più piccola delle isole di Hyères, grande 675 ettari, è diventata infatti nel 1963 Parco Naturale e Riserva Marina Protetta così da preservarla da uno sviluppo edilizio selvaggio.    

A La Palud c’è anche un didattico sentiero sottomarino (sentier sous-marin), ma allontanandoti un attimo dai numerosi bagnanti l’incontro, o sarebbe meglio dire scontro, con possenti abitanti del mare, ben consapevoli del loro dominio incontrastato, lascia senza fiato.




Ma anche il trekkhing lungo i 30 km di sentieri segnalati (e che è vietato abbandonare), alla scoperta della flora e della fauna, tra farfalle e varie specie di uccelli, merita un assaggio.  

A sud dell’isola il panorama cambia all’improvviso, diventa aspro, quasi lunare, a proteggere il cuore verde e pulsante dell’isola.



Di sicuro Port Cros è un luogo in cui è sempre bello ritornare e sempre nuovo da scoprire. Va bene, d’accordo, ad agosto ci sono tante barche, tante persone, alcune delle quali rumorose e maleducate, ma basta davvero poco per estraniarsi e ritrovare la potente natura dominare sull’ambiente e nel corso del tempo.


E poi di notte, quando ancora un refolo di Mistral spettina i capelli, non sarà difficile immaginare di sentire in lontananza…




« Quindici uomini sulla cassa del morto
yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!
la bottiglia e il demonio han pensato al resto
yo-ho-ho, e una bottiglia di rum! »












Finalmente Zarina si presenta sul Blog!

MIAOOOOO!!! Mi presento: sono Archangel'sk Morning Glory, ma per gli amici Zarina, una piccola Russian Blue di 10 anni. 

Vi chiederete cosa ci fa una gattina a bordo di una barca a vela? Beh, ovviamente la mia presenza è più che apprezzata e giustificata...

Dai fenici in poi, i gatti sono stati una presenza immancabile sulle navi. I miei cugini erano bene accolti in tutta Europa non solo per dare la caccia ai topi nella stiva ma anche come portatori di buona sorte. Iside, infatti, era anche la dea protettrice di navi e marinai e spesso le sue immagini, in forma umana o felina, venivano messe a prua.

Il gatto era considerato dai marinai lo spirito guardiano del vascello: se rimaneva a bordo, la nave era sicura; se l'abbandonava essa era destinata al naufragio. La presenza a bordo di un micio fu addirittura obbligatoria nella marina britannica fino al 1975.

Vi basta?

Naturalmente a me non passa per l'anticamera del cervello di abbassarmi a tali umili lavori di caccia, e spero bene che quelli con cui vivo (e amo visceralmente, ma mi raccomando non diffondiamo troppo la voce... potrebbero gasarsi) evitino accuratamente questa possibilità. 

A me piace accoccolarmi nella dinette d'inverno, al calduccio, stiracchiarmi sotto la cappottina o ancora gironzolare e controllare che tutto sia a posto a prua, al tramonto soprattutto in rada, tenendo ben lontani quei rumorosi gallinacci bianchi (gabbiani mi pare li chiamino). 

Durante le traversate amo fare il turno notturno in pozzetto (ahimè assicurata ad un guinzaglietto... forse Loro mi credono imbranata... tse!?!?!) e annusare gli odori salmastri e umidi della notte mediterranea. 

Naturalmente non devono mai mancare le crocchette a bordo, ma se arriva anche del bel pesce fresco non mi lamento. Ovviamente pulito e cucinato.

Preferisco andare a vela, il rumore del motore mi inversa un po' (o perlomeno così faccio credere ad Ombretta e Simone ad inizio stagione) ma alla fine adoro navigare con Loro e come disse Pablo Neruda (uno che probabilmente del mondo felino se ne intendeva) "L'elastica linea del suo corpo, salda e sottile, è come la prua di una nave".




...sentirete ancora parlare di me.